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“Mi spiace dottoressa, ma io non ci credo!”

Recentemente, ho avuto modo di affrontare, durante una chiacchierata informale con alcuni amici, una tematica che mi sta sempre molto a cuore: la legittimità e la fondatezza che le materie psicologiche hanno, ormai da più di 100 anni. Era il 1879, infatti, l’anno in cui il professore Wilhem Wundt, fondò a Lipsia il primo laboratorio di ricerca psicologica, inaugurando il filone di quella che viene chiamata Psicologia Sperimentale.

A fronte di tale premessa, provo sempre molta fatica a comprendere e condividere quelle opinioni altrui che fanno della psicologia una questione di credibilità, intesa in termini di attendibilità e validità scientifica.

Mi spiego meglio…

Quando associamo il verbo “credere” alla disciplina psicologica, dobbiamo tener conto di due accezioni ben diverse. La prima si rifà alla necessità, nel momento in cui si sceglie di intraprendere un percorso psicologico, di considerare questo come un’opportunità, accostandosi ad esso con modalità che consentano di tratte il meglio, per innalzare il proprio potenziale e sviluppare nuove risorse. Un atteggiamento svalutante, sospettoso e disfattista non farebbe altro che inficiare la buona riuscita del lavoro e il raggiungimento di obiettivi specifici. Poi, è inutile negare che sono molte le persone che si affacciano a questi percorsi con un atteggiamento reticente e dubbioso e da un lato credo che questo sia anche normale, poiché ciò che non si conosce produce quasi sempre dubbi e incertezze. La differenza, in questi casi, la fa la relazione, ovvero il clima empatico e di ascolto che si crea tra utente e psicologo, e da cui è fondamentale partire per ogni forma di intervento. Ci tengo, comunque, a sottolineare quanto le modalità di approccio personali all’ interno del lavoro psicologico, siano un elemento importante, in grado di favorire o inficiare la buona riuscita del percorso.

Con la seconda accezione, mi ricollego alla premessa fatta in partenza, nucleo centrale da cui è partita la mia riflessione.

Si può “credere o non credere” alla psicologia in termini di attendibilità scientifica?

Io ho qualche dubbio a riguardo, semplicemente perché la psicologia è una disciplina scientifica sostenuta da metodologie specifiche, rigorose (il metodo sperimentale) e legittimata nel mondo delle scienze tanto quanto la medicina e altre materie affini. Ad esempio, sono innumerevoli gli studi e le ricerche che attribuiscono a fattori psico-neurobiologici e comportamentali l’eziologia di alcune malattie psicosomatiche e/o l’influenza nell’evoluzione di alcune patologie. Questa non è stregoneria o magia nera, ma un percorso di intervento scientifico, in cui, inoltre, agisce una forte prospettiva soggettiva intrapersonale, focus centrale di questo campo di lavoro.

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